Durante la terza puntata di INSIEME, dal titolo “Da sempre sulla rotta balcanica”, Milena Cossar ci ha raccontato dei due campi di concentramento fascisti di Visco e Gonars.
Il campo di Gonars fu costruito nel 1941 per contenere prigionieri di guerra russi, che non arrivarono mai. Nel ’42 fu destinato all’internamento dei civili arrestati nei territori sloveni occupati dagli italiani. Gli arresti erano all’ordine del giorno, così come le fucilazioni e i roghi ai villaggi della minoranza slovena, costantemente perseguitata per il rifiuto dell’italianizzazione forzata imposta dal regime fascista.
Nell’estate del 1942 il campo di Gonars conteneva oltre 6000 internati, a fronte di 3000 posti letti. I morti all’interno del campo per fame, freddo, malattie saranno circa 500, di cui 70 bambini.
Oggi del campo non resta nulla, ma nel 1973, grazie alla volontà dello Stato Jugoslavo, venne edificato un monumento a memoria di quei caduti civili nel cimitero del paese.
Il campo di Visco registrò numeri di internati e deceduti (25) minori di quello di Gonars e una parte delle sue strutture è ancora oggi in piedi. Qualche anno fa il Comune tentò di vendere a privati il terreno, ma la Soprintendenza nominò la caserma Sbaiz, ex campo di concentramento per internati sloveni e croati, un sito di interesse storico e culturale.
Qui il passaggio completo dell’intervista a Milena Cossar, con una riflessione sulla memoria italiana, sempre molto corta.
Per chi volesse approfondire:
The Gonars Memorial, documentario sul campo di concentramento di Gonars, realizzato con il contributo del comune e della comunità europea
PG89 – sito dell’ANPI locale, dedicato ai campi di Udine e alla caserma di Palmanova (PG89 era la denominazione del campo fascista)
A ferro e fuoco – una “mostra virtuale” su Gonars, con testimonianze e audioletture delle lettere degli internati
Memorie del dott. Mario Cordaro, medico del campo di Gonars, che fece arrivare ai molti artisti sloveni internati i materiali per poter disegnare e esprimere la propria arte, cui si devono molte opere prodotte all’interno del campo di concentramento tra il 1942-43
EUROM, la pagina dell’Europeans observatory on memories dedicata a Gonars