Oggi parliamo di una storia nella storia, che ha sconvolto Moiano e i moianesi, tanto quanto le vicende narrate nell’episodio “In una Casa, cent’anni d’Italia“.
È quanto è accaduto a Luigi Scricciolo, detto Luigino, cugino del brigatista Loris Scricciolo arrestato a Moiano nel primo blitz del 1981. Loris era quello che, come ci raccontava il giornalista Lorenzoni nel podcast, abitava nella frazione di Caioncola, in un podere a 5 minuti da Chiusi con un murales sulla facciata esterna della casa dedicato al golpe in Cile.
Nel febbraio 1982 viene arrestato anche Luigino, che ogni tanto ospitava Loris nella sua casa di Roma, pur essendo del tutto estraneo alle attività del cugino.
Sindacalista Uil e membro di Democrazia proletaria, è sospettato di appartenenza a banda armata e terrorismo. Poi col passare dei giorni, aumentano anche i sospetti, fino ad essere accusato di aver partecipato all’attentato al Papa dell’81.
Marco Lorenzoni, giornalista, allora Segretario della Sezione del PCI di Chiusi, ci racconta l’assurdità della vicenda, che riporta anche nel suo libro “Voce del verbo tradire”.
Scricciolo rilascia anche un’intervista a Enzo Biangi, andata in onda il 6 Novembre 1983, di cui è disponibile un estratto sul canale YouTube di AccasFilm.
Il 6 settembre 2001 viene chiusa l’istruttoria a carico di Scricciolo perché “il fatto non sussiste”.
Dopo 7.171 giorni da presunto terrorista e spia bulgara, Luigino è finalmente libero e innocente anche agli occhi dello Stato.
Nel 2006 racconta la propria storia in un libro “20 anni in attesa di giustizia”.
Nel 2009 muore di infarto, godendosi 8 anni di libertà da uomo solo e abbandonato dal partito, dal sindacato e dalla famiglia.
“Una storia di malagiustizia e malapolitica”, come la definisce Lorenzoni.